Allattamento prolungato

Ho allattato per tre anni esatti la mia bimba Cecilia.

Il tittì (come tuttora lo chiama lei) se ne è andato il giorno della sua festa di compleanno.

Quel giorno infatti Cecilia è diventata “grande” (ci tiene tanto a definirsi così!) e quindi, come tutti i bimbi grandi, il tittì ha iniziato a berlo dalla tazza.

 

Quello di allattare per un tempo prolungato è un desiderio che ho serbato nel cuore sin da quando Cecilia era ancora nel mio grembo e la cui realizzazione ho affidato a Dio. Sentivo (e parlo sempre dell’allattamento prolungato) che era una cosa giusta per la bimba e per me e devo dire che la mia famiglia in ciò mi ha sempre appoggiato.

 

Penso sia stata l’esperienza positiva di una mia amica il fattore che mi ha determinato verso l’allattamento prolungato, poi col tempo ho avuto anche altre conferme: il corso pre-parto, l’incontro con AMAS LAETITIA, i testi sacri. E sì, anche loro! Nei momenti di dubbio sono stati fondamentali!

A me è capitato, infatti, che, passati i primi sei mesi, poi l’anno, poi figuriamoci i due, l’atteggiamento iniziale di benevolenza e di ammirazione (che brava a dare il tuo latte e complimenti simili) si è tramutato in incomprensione e crescente preoccupazione per gli effetti negativi che la cosa avrebbe avuto sulla mia e su quella di Cecilia salute fisico-mentale.

Il giudizio più temuto, forse perché apparentemente il più autorevole, era quello del mio medico di base. Una persona veramente competente (magari tutti i medici di base fossero così bravi!) però con una visione decisamente negativa dell’allattamento prolungato (mi diceva che poteva provocare dipendenza, effetti psicologici negativi che potevano sfociare in anoressia e bulimia, etc). Tutte le volte che dovevo andare da lui e farmi prescrivere delle medicine e quindi ammettere che stavo ancora allattando mi veniva l’ansia e qualche dubbio sulla bontà dell’allattamento prolungato mi si insinuava, nonostante l’appoggio della mia famiglia ed il sostegno di Amas.

Un giorno, però, leggendo un commento sul foglietto “La Domenica”, che viene di solito distribuito in chiesa, ho scoperto che ai tempi di Gesù i bambini ebrei venivano allattati al seno per due o tre anni. Quindi se perfino Maria ha allattato Gesù per tanto tempo, come poteva essere quella dell’allattamento prolungato una scelta sbagliata?! E poi un’ulteriore conferma l’ho trovata in 2Mac. 7, 27 che vi invito a leggere.

E così grazie alle scritture potevo finalmente zittire tutti gli insinuatori di dubbi!

 

Ho vissuto bene il periodo dell’allattamento; non mi è mai pesato, anzi si è sempre dimostrato un comodo metodo per calmare Cecilia nei momenti di maggiore agitazione, per addormentarla e … qualche volta anche per prendere fiato J.

Cecilia è sempre stata molto dolce quando prendeva il suo tittì: con le mani mi accarezzava la pancia e con gli occhi mi sorrideva. E il suo tittì un po’ lo ha personificato. Non so se è una cosa normale e giusta, ma lei si preoccupava che stesse bene; voleva salutarlo quando tornava da scuola … e cose simili.

 

Smettere l’allattamento è stato più facile di quanto credessi. Pensavo di dover affrontare crisi isteriche, musi lunghi e notti insonni poiché ero solita addormentarla al seno. E invece: nulla di tutto questo, qualche pianto sì, ma nulla di ingestibile. Non so se ciò è dipeso dal fatto che ho smesso in modo graduale o dal fatto che quando sono più grandicelli è più facile dar loro delle spiegazioni. Probabilmente l’uno e l’altro. Una dottoressa che parla il 5° giovedì del mese dell’allattamento su Radio Maria una volta ha detto che è molto più facile far smettere ai bimbi il seno che il ciucio.

Come dicevo ho proceduto gradualmente, cercando ogni volta di spiegarle perché a quell’ora il tittì non c’era più. Ho iniziato <il percorso di riduzione> il lunedì dell’Angelo quando Cecilia aveva 2 anni e 3 mesi e mezzo. A quell’epoca Cecilia faceva più poppate di quando era neonata. Erano brevi ed intense, ma contando anche quelle notturne, si arrivava anche a sette o otto al giorno. Stando insieme tutto il giorno era facile che lei mi si avvicinasse chiedendomi il tittì e disperandosi (nel vero senso della parola) tutte le volte che soltanto provavo a dirle di no.

Bè, per tornare al <primo atto di riduzione>, il giorno di Pasqua ho iniziato a ripeterle con una certa frequenza che il tittì stava diventando vecchio e che quindi si stancava più facilmente. Quando veniva buio aveva bisogno di dormire e quindi le dissi che dal giorno seguente quando calava il buio il tittì si sarebbe addormentato e si sarebbe svegliato solo quando fosse tornata la luce. Contemporaneamente abbiamo iniziato a creare il rituale per addormentarla. Per due o tre notti Cecilia ha continuato a chiedere con insistenza il tittì. Io andavo nel suo letto e le ripetevo la solita storiella del tittì vecchio che aveva bisogno di riposo. Poi più. L’eliminazione della/e poppate notturne era cosa acquisita.

Siamo andati avanti così fino alle vacanze estive quando, sempre con lo stesso metodo (tu stai crescendo e diventando grande ed il tittì sta invece invecchiando quindi ha bisogno di riposo), ho progressivamente tolto le poppate del tardo pomeriggio e del dopo risveglio (quella che in assoluto mi ha richiesto più tempo) approfittando anche della presenza di mio marito. Il risveglio dal sonnellino pomeridiano è tuttora un momento molto delicato per Cecilia.

A settembre Cecilia ha iniziato la scuola materna. L’inserimento è avvenuto senza problemi. Ha brontolato un po’ la seconda settimana, dopodiché c’è sempre andata molto volentieri. Ho atteso un mesetto dall’inizio della scuola (non volevo assommare troppi cambiamenti) e poi ho tolto anche il tittì del primo pomeriggio, quello che serviva per addormentarla. Cecilia torna da scuola alle 13 circa. Dopo un giorno o due anche questa cosa era acquisita.

Da quel momento ho iniziato a prospettare a Cecilia il fatto che il tittì un giorno se ne sarebbe andato definitivamente. Mancavano ancora tre mesi al suo compleanno, che è il 17 dicembre, ma quasi ogni giorno le ripetevo che quando avrebbe compiuto tre anni il tittì, ormai vecchissimo e stanco, non si sarebbe più potuto prendere e che lei diventando “grande” come i bimbi “grandi” il latte lo avrebbe bevuto dalla tazza. Nello stesso tempo le dicevo che il giorno del suo compleanno avremmo fatto una grande festa, con tanti amici e tanti regali (pacchi come ama chiamarli lei). A quell’età i bimbi capiscono tante cose. E’ davvero sorprendente come tu possa ragionare con loro.

Il giorno dopo il compleanno, Cecilia, tutta indaffarata ad aprire i pacchi rimasti chiusi ed a sperimentare i nuovi giochi avuti in regalo, non mi ha mai chiesto il tittì. I problemi più grossi li ho avuti il giorno seguente, sparita l’euforia da regalo. Sembrava un drogato in crisi di astinenza: intrattabile, piagnucolante, irascibile, non ci prendevi mai, nulla le andava bene. Mi ha anche detto: sono arrabbiata con te perché non mi dai mai il tittì. Però verso le sette di sera, dopo l’ennesimo pianto, mi ha detto: mamma sono diventata grande e quindi più tittì solo latte del mimì (che è il latte in tazza che una volta demmo ad un gattino e quindi lei ha associato la cosa). Alle 21 siamo poi usciti tutti insieme per andare a Messa ed è stata un’altra grande festa, perché quella sera c’erano tutti i bimbi suoi amici.

Da allora il tittì non me l’ha più chiesto. Conserva l’abitudine di infilarmi la manina dentro la maglia per sentire se il suo tittì c’è, specie quando torna da scuola o al momento del risveglio. Quando vede un’immagine di un bimbo che sta prendendo il tittì sorride, ma non me lo chiede più.

Così è terminata la mia esperienza di allattamento prolungato.

Pace e gioia a tutti nel Signore!